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  • silviabogliolo

Una piccola storia pomeridiana


Le mie colleghe di inglese e io abbiamo scelto dei libri di testo nuovi per questo anno scolastico, leggermente diversi dal solito. Ci siamo trovate un paio di volte per aiutarci vicendevolmente a impostare le lezioni (team work, how nice!), e in quell’occasione abbiamo pensato di sfruttare una proposta che ci era stata offerta dalla casa editrice, ovvero un incontro con un esperto che ci desse qualche idea in più su come utilizzare le risorse a disposizione. Siamo tutte d’accordo sull’iniziativa e io mi offro di contattare “l’esperto” e organizzare l’appuntamento. Raccolgo quindi le nostre esigenze (operazione spinosa, perché siamo 8… con mille impegni a testa) e tento una mediazione con quelle della casa editrice: l’esperto infatti nelle prime settimane è già strapieno di appuntamenti. Troviamo una data libera per l’11 ottobre. Per noi coincide con la settimana dei consigli di classe, l’incontro con l’esperto sarà alle 2 e mezzo, ci sono 3 consigli che cominciano alle 3. Inevitabilmente le 3 colleghe impegnate in quelle classi dovranno andare via dopo solo una mezz’ora. No problem: ci faremo carico di trasmettere le informazioni più rilevanti.

Ho solo fatto qualche telefonata ma in qualche modo mi sento responsabile della buona riuscita della riunione. Organizzo un piccolo coffe break. Nella saletta più carina che abbiamo c’è un bollitore, compro biscottini, frutta di stagione per il tocco naturista, caffè solubile, recupero da un armadietto del tè e dall’ufficio della preside delle rare e preziose bustine di zucchero. Mancano bicchierini e cucchiaini. Li trovo (di carta e bambù, plastic free) mi sento soddisfatta e vado alla riunione.

Incontro sulla porta una prima collega che mi dice che deve per forza andare a casa a mangiare. Salterà l’incontro. Peccato. Da 8 che eravamo ora siamo 7, come i piccoli indiani. Ne trovo un’altra, che mi dice che è impegnatissima, le dispiace tanto ma non riesce proprio a venire. Ahimè.

Delle altre nessuna notizia. Morale: all’appuntamento ci sono solo le tre colleghe che sono impegnate da lì a mezz’ora con i consigli di classe. Alle tre in punto loro escono e io rimango da sola con l’esperto.

È una delle situazioni più imbarazzanti che mi siano capitate. L’esperto è inglese, e infatti mantiene un aplomb britannico e non lascia trapelare emozioni. Va avanti con le sue spiegazioni, beve un tè, mangia i biscottini e risponde esaurientemente a ogni mio dubbio, corredando le risposte con un buon numero di risorse che trovo realmente utili, e che sicuramente utilizzerò con profitto.

Per rappresaglia, la prima tentazione è di non condividere niente con nessuno. Mi tengo le risorse per me, come rivincita personale. Ma è una vittoria di Pirro, poco lungimirante. Tuttavia resto assalita dai dubbi: dovevo fare più promozione all’incontro? Dovevo precisare, come alle feste, “è gradita la conferma”? C’è qualcosa evidentemente che non ha funzionato, ma cosa? Scrivo a tutte le colleghe, promettendo con benevolenza di elargire una delle risorse ricevute dall’esperto per ogni risposta convincente.


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